Autorizzato l'impianto per i rifiuti nell'area discariche a Vighizzolo
Nell’Ate43 di Vighizzolo, ossia nell’area delle discariche, potrà essere realizzato l’impianto di trattamento e recupero di rifiuti inerti chiesto dalla ditta Recupera srl, che ha ottenuto l’autorizzazione della Provincia di Brescia.
Più precisamente, potrà sorgere nella cava - a quanto pare ambita - in cui Padana Green aveva domandato di aprire una discarica (incassando il no regionale, confermato dal Tar, tanto che nel 2021 ha fatto ricorso al Consiglio di Stato). È bene sottolineare che l’attività di Recupera a cui il Broletto ha detto sì non è una discarica (a differenza di quella desiderata da Padana Green), altrimenti si scontrerebbe con il fattore di pressione. Ma è un impianto che si occuperebbe di «rifiuti speciali e urbani non pericolosi» per frantumarli, vagliarli e destinarne una parte al riutilizzo, sottoforma di agglomerati. L’ottica, insomma, è quella del recupero, del riutilizzo.
L’insediamento prevede una superficie complessiva di oltre 100mila mq e potrebbe recuperare un massimo di 300mila tonnellate all’anno di rifiuti come scarti di ghiaia, mattoni, mattonelle, materiali da costruzione, scarti di rivestimenti e miscele bituminose purché coerenti ai codici autorizzati, rifiuti di calcinazione, materiali refrattari a base di carbone provenienti dalle lavorazioni metallurgiche. A proposito di tipologie di rifiuti autorizzati, Arpa, nel proprio parere, non ha acconsentito il ritiro e utilizzo dei rifiuti provenienti da operazioni di bonifica, pertanto il codice di riferimento è stato stralciato.
L'esito dell'iter
La Provincia, nel corso dell’iter, ha disposto che per il progetto non è necessaria la Valutazione di impatto ambientale, ma ha stabilito prescrizioni a garanzia della salvaguardia dell’acqua di falda e per il contenimento delle emissioni. Il nostro giornale aveva annunciato la volontà dell’azienda in questione di avviare tale attività nel 2020, quando Recupera srl aveva presentato la richiesta: una richiesta, in base agli atti dei tempi, motivata dall’esigenza di spostare l’impianto già presente a Brescia in base allo sviluppo del Parco delle cave cittadino. Ora, quindi, è arrivato, l’esito dell’iter, che ha condotto a una risposta positiva: si può fare. Sempre nel 2020, avevamo riferito l’interessamento all’argomento delle associazioni ambientalistiche che, pur riconoscendo le finalità di riutilizzo e recupero perseguite dall’impianto, non avevano mancato di evidenziare come, ad ogni modo, rappresenti un’attività aggiuntiva (con traffico di mezzi) in un’area già stressata.
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