Aeroporto di Montichiari, la fauna locale mette in pericolo aerei: 12 gli impatti nel 2022
Ogni anno l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile realizza un rapporto dedicato agli impatti tra aeromobili e animali selvatici. Il più recente, relativo al 2022, è stato reso disponibile recentemente, e svela alcuni aspetti di interesse e di curiosità anche per l’aeroporto di Montichiari.
I dati
Sono in prevalenza gli uccelli ad essere causa di questi incidenti. Tutte le autorità aeronautiche del mondo si occupano con crescente preoccupazione di un problema che è destinato ad ingrandirsi, dato l’aumento progressivo del traffico aereo e contestualmente la crescita di molte popolazioni di animali selvatici. Il primo incidente di cui si ha notizia tra un aereo e un uccello risale al 1905. Ad oggi sono oltre settecento le persone rimaste uccise, e quasi seicento gli aerei civili e militari andati distrutti in tutto il mondo per tali motivi.
Il rischio di una collisione varia in funzione del tipo e dell’intensità dell’attività della fauna selvatica all’interno dell’aeroporto e nelle aree limitrofe. L’Aeroporto Gabriele D’Annunzio di Montichiari, nel corso del 2022, ha registrato 12 impatti con avifauna e uno con altra fauna selvatica. Sono dati in calo rispetto all’anno 2021 e sostanzialmente stabili rispetto al 2020, ma che richiamano l’attenzione in virtù del particolare contesto ambientale nel quale si collocano le superfici di pertinenza dello scalo. Attorno si estende infatti un mosaico di terreni agricoli caratterizzati da colture intensive, discariche, bacini idrici che occupano aree estrattive e vasche utilizzate per l’itticoltura, e ancora una mescolanza di zone industriali, rurali e periurbane.
La zona
Va inoltre tenuto conto che le colline moreniche che si innalzano a sud e a nord dell’abitato di Montichiari, sulla sponda sinistra del fiume Chiese, rappresentano una della aree prioritarie per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda, e accolgono numerose specie di uccelli. Proprio su tale ricchezza e complessità di habitat si fonda la varietà delle specie ornitiche presenti in questa zona, e sull’aumento della fauna monitorata all’interno delle superfici aeroportuali, che si estendono complessivamente su 156 ettari.
Le aree del sedime che sono ancora di proprietà dell'Aeronautica Militare giacciono in condizioni di abbandono, e rappresentano un luogo ideale per il ricovero non solo degli uccelli, ma anche di altre specie faunistiche e soprattutto delle lepri.
Per fare in modo che uccelli e lepri non si avvicinino agli aerei il gestore dello scalo utilizza sistemi di dissuasione montati su mezzi dedicati, pistole a salve, tablet e cannoni a gas propano semoventi dotati di telecomando.
La vegetazione incolta e le strutture fatiscenti presenti all’interno dell’ex zona militare compongono un ambiente particolarmente attrattivo per le lepri, sulle quali si interviene mediante catture incruente. Sulla base dei risultati ottenuti con questa modalità nell’anno in corso si potranno impostare le attività di contenimento per i prossimi anni.
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