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Aeroporto di Montichiari, il Piano al Pirellone

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I passaggi che restano ora sono solo due: il vaglio della Commissione Territorio di Palazzo Lombardia e la definitiva approvazione da parte del Consiglio regionale, al quale il tanto sospirato Piano d’area di Montichiari è stato trasmesso dalla Giunta il 13 ottobre. Due tappe che dovrebbero essere toccate entro la fine del 2011.  

Urgenza dettata anche dalla scadenza imminente dei termini previsti per i vincoli temporanei sul territorio. La versione del «Ptra» affidata al vaglio dei consiglieri regionali è quella adottata dalla stessa Giunta Formigoni il 31 maggio scorso, corredata dalle osservazioni giunte nei 60 giorni intercorsi tra il 6 giugno e il 6 agosto: 38 quelle presentate nei termini, 6 quelle pervenute dopo la scadenza ma ugualmente prese in esame dalla Direzione generale territorio.


 Di fatto, pressoché tutte «cassate» dalle controdeduzioni che hanno concluso l’iter «tecnico» del Piano d’area, che nei suoi 48 kmq, interessa i Comuni di  Montichiari, Castenedolo, Ghedi e Montirone. All’esame della Commissione consiliare che per prima dovrà dare avallo all’atto atteso dal 2002, sarà, in ogni caso, una versione diversa da quella che Provincia e Comuni avevano concordato proprio in vista dell’adozione da parte del governo regionale. Se quali cardini restano i princìpi di perequazione territoriale ed urbanistica - strumenti di compensazione tanto verso i Comuni quanto verso i proprietari di terreni sottoposti ai vincoli imposti dallo sviluppo dell’aeroporto - ritocchi hanno subìto gli areali che delimitano le varie zone attorno allo scalo civile e dalla cui natura dipende anche l’entità dei vincoli previsti per ogni terreno o immobile in essi presente.

  Tre gli ambiti individuati: il «T1», la zona a ridosso della pista per la quale si prospetta l’allungamento, soggetta a vincolo di inedificabilità totale; la zona «T2», per la quale si contempla lo sviluppo di attività sinergiche o connesse allo sviluppo dell’aeroporto; e una terza zona «T3», rispetto alla quale i Comuni possono provvedere alla pianificazione, fermi restando alcuni vincoli. «In particolare - spiega l’arch. Agostino Baronchelli, tecnico che ha seguito per conto dei Comuni interessati l’infinito iter di gestazione del Piano - è stato ridotto il sotto-ambito  T3.3, e ampliato il T3.5, in cui è ammesso solo un mantenimento naturalistico delle aree e consentito un incremento edificatorio solo degli edifici esistenti al solo fine della conduzione di aree agricole». In ogni caso, dopo la procedura di Vas, era già stata recuperata la formulazione più restrittiva del Piano, che riduceva il margine di pianificazione demandato ai Comuni in sede di Pgt e varianti al netto di specifici vincoli.

E al contempo quello di edificazione, per scongiurare il rischio che un’eventuale sottostima dell’impatto dello scalo - criticità erano state evidenziate da Arpa, Comuni, Servizio parchi della Regione - andasse a incidere negativamente su nuove aree di insediamento (con quello che nel settore è tristemente noto come «effetto Malpensa»). Immutate invece le indicazioni relative al sistema di monitoraggio dell’impatto - i cui oneri dovrebbero ricadere sul gestore dello scalo - e alle compensazioni ambientali (come il «corridoio verde»).

Un’unica istanza dei Comuni è stata viceversa accolta nella versione adottata dalla Giunta, laddove si esclude il parere vincolante della società di gestione dell’aeroporto ai fini dello sviluppo di attività sinergiche allo sviluppo dello scalo, prevedendo semmai che la società sia semplicemente «sentita». Ora l’attesa è per la prossima tappa.
 

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