A Lampedusa il dibattito sui diritti umani e quei giocattoli ritrovati in mare
Proprio una manciata di minuti prima che si desse avvio agli incontri promossi dal Comitato 3 ottobre sul tema «A Europe of rights», in piazza Castello a Lampedusa, un barchino con a bordo alcuni migranti è arrivato al molo Favarolo, scortato da una motovedetta della Guardia di Finanza.
Dalla minuscola imbarcazione sono scese diverse persone subito prese in carico dal sistema di accoglienza dell’isola-zattera. E mentre il sistema è entrato in azione almeno trecento studenti provenienti da tutta Italia (tra i quali anche le cinque ragazze dell’istituto Einaudi di Chiari, che si trovano sull'isola per commemorare il naufragio del 3 ottobre 2013 in cui morirono 368 persone) ma anche da altri Paesi d’Europa hanno assistito ai saluti degli organizzatori e alla tavola rotonda «Immigrazione: le sfide dell’Unione Europea», cui hanno partecipato alcuni europarlamentari come Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, e Domenec Ruiz Devesa, che insieme agli altri relatori hanno espresso le loro riflessioni su parole come indifferenza, memoria e vittime. Si è parlato anche della campagna per creare una banca dati europea del Dna per il riconoscimento delle vittime e dare un nome ai tanti cadaveri che ancora sono sepolti con un numero nei cimiteri di Lampedusa e della Sicilia.
Ma a catturare l’interesse dei ragazzi è stato soprattutto l’intervento di Mpanzu Bamenga, avvocato difensore dei diritti umani e dei migranti privi di documenti, vincitore del Premio per la Pace 2023, che ha affermato con chiarezza che «l’Europa discrimina ancora tanto» e che - dopo aver raccontato la sua storia da discriminato perché nero - ha invitato i giovani a lottare per il cambiamento.
Le studentesse dell’istituto Einaudi in serata hanno visitato poi l’esposizione «Oggetti migranti» allestita in una sala del locale Porto M, proprio in prossimità dei moli. Un concentrato di storie racchiuse in oggetti appartenuti a chi aveva cercato per mare un futuro per sé e i propri figli, ma che in mare ha trovato la morte. Quasi ammutolite le giovani e la loro professoressa Sabrina Corsini si sono soffermate davanti a biberon, giocattolini di latta, alle collanine colorate indossate dalle bambine. Oggetti che chi è partito ha voluto portare con sé, come ricordo di casa.
La prima giornata a Lampedusa per le bresciane si è conclusa assistendo al toccante spettacolo «Sotto lo stesso cielo», musical proposto dagli studenti del liceo scientifico musicale e coreutico Marconi di Pesaro, ricostruito dai racconti fatti dai sopravvissuti e da Vito Fiorino, il pescatore che il 3 ottobre di dieci anni fa cercò di salvare il maggior numero di migranti possibile, issandoli a braccia a bordo della sua imbarcazione.
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