Zambelli: «A Vestone territorio da preservare»

«Il nostro Piano di governo del terri- torio? Abbiamo privilegiato il recupero dei centri storici e previsto urbanizzazioni in aree che per lo più erano già state designate a quello scopo, decidendo di negare ulteriori urbanizzazioni».
Giovanni Zambelli è uno che non si tira mai indietro quando gli si porgono delle domande e di parole certo non ne spreca. Dopo cinque anni trascorsi a fare l'assessore, con l'ultima tornata elettorale è diventato sindaco di Vestone e anche gli avversari in Consiglio gli riconoscono la capacità di badare al sodo nell'affrontare le questioni che riguardano l'amministrazione del Comune. Però, parlando degli sviluppi futuri del territorio di Vestone, è impossibile non chiedergli di scendere nei dettagli, illustrando la sua visione dell'urbanistica del centro valsabbino. Anche perché il sindaco Zambelli sarà tra i protagonisti della serata di «Casa se non ora quando» in programma la settimana prossima proprio a Vestone. Giovedì 13 ci troveremo per approfondire il mercato immobiliare della zona, con attenzione al comparto residenziale e a quello produttivo-artigianale.
No al consumo di nuove aree
Rispetto ai contenuti del Piano di governo del territorio, il primo cittadino di Vestone specifica che l'Amministrazione «ha ricevuto anche una manciata di richieste da parte di chi voleva costruire anche 20 o 30 appartamenti in un colpo solo, ma abbiamo deciso che non è più tempo di occupare territorio a quel modo, che ne abbiamo ormai poco di libero da fabbriche, realtà commerciali, uffici o case. Anche e soprattutto perché non ci pare proprio ce ne sia il bisogno».
Durante il nostro incontro, il sindaco Zambelli chiama in causa Stefano Santini, il tecnico comunale che si occupa di edilizia privata. Proviamo così ad orientarci sui 9 Comparti interventi strategici (Cis) che colorano le grandi mappe in cui è stata suddivisa l'urbanizzazione vestonese. Il «Cis 1» è disegnato nella «zona Monte Suello» a Nozza, quella del mercato vecchio, dove gli attuali stabili vanno demoliti e su 4.900 metri di area se ne potranno edificare 2.400, con l'obbligo di riqualificare anche parte della piazza. Il «Cis 2» si estende per 40mila metri quadrati fra la Fondital e la 237 del Caffaro ed è edificabile solo per 5.340 metri. Il «Cis 3» è nei pressi della sede della Comunità montana, sotto la strada che porta a Mocenigo ed è edificabile per 2mila dei metri quadri compresi dalla pianificazione.
Il futuro campo sportivo
Proseguendo la panoramica, il «Cis 4» resta invece sopra via Mocenigo, 3.200 metri edificabili su 19.500 proprio di fronte alla sede vestonese dell'Enel. Il «Cis 5» è destinato ad area di sfogo per «diritti edificatori», quella sorta di compensazione che le Amministrazioni rilasciano quando intendono utilizzare terreni di privati per farne uso pubblico: corrisponde al campo sportivo di Mocenigo, 7mila metri di cui 3.600 edificabili. Il «Cis 6» comprende lo spazio occupato dall'ex stabilimento dell'Ave e sarà attivato solo se la ditta che ne sta curando il recupero non dovesse farlo entro i tempi stabiliti dalla convenzione stipulata col Comune. Il «Cis 7» è un terreno adiacente a via Casimiro Bonomi alle spalle del «Centrale» e prevede l'edificabilità per 1.200 metri su 7.700. Il «Cis 8» è un'area di 13.200 metri dei quali 3.800 edificabili e si trova in contrada Santa Lucia dove il vecchio Prg prevedeva la realizzazione di un campo sportivo. L'ultimo è il «Cis 9», sopra la Marvon, ed è l'unico a prevedere un'espansione artigianale, mentre quelli che lo precedono riguardano tutti edilizia privata residenziale.
Resta il problema del campo sportivo: il Mocenigo se ne andrà, per essere sostituito da una nuova struttura? «Abbiamo intenzione di costruire un palazzetto dello sport a Nozza, dall'altra parte del Chiese, che presto diventerà facilmente raggiungibile con un collegamento ciclopedonale - ci dice a questo punto Zambelli -. Lo vogliamo fare entro i prossimi quattro anni. Il progetto sarà pronto per l'estate e ci stiamo già dando da fare per reperire i fondi necessari: ci vorranno quasi 2 milioni di euro».
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