Ambiente

Siccità, riserve di fiumi e laghi bresciani già ai minimi: «È anche peggio del 2022»

Parlano i presidenti dei consorzi del Mella e del Chiese. La necessità ora è riempire i bacini il più possibile
Il Chiese in località Tre Salti a Mezzane - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Il Chiese in località Tre Salti a Mezzane - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il Chiese sussulta ai Tre Salti di Mezzane, esibendo i muscoli. Uno sfoggio pretenzioso, perché a monte e a valle delle traverse è un fiume stracco, basso e lento. Ridotto a pochi decimetri di acqua.

Anche il Mella, fra Corticelle e Azzano, con vigoroso orgoglio saltella dalle traverse, dando l’illusione di un fiume in salute. In realtà, non sta meglio del Chiese. Un po’ più robusto è l’Oglio, ma è un benessere relativo. I nostri fiumi, come i laghi, stanno soffrendo la siccità.

La stagione irrigua è ancora lontana - comincerà a fine maggio-primi di giugno - ma le prospettive sono pessime. «Drammatiche», sussurra qualcuno. Senza pioggia o neve la prossima estate sarà peggio di quella passata. Nel frattempo, a parte sperare nel meteo, si cercano soluzioni per risparmiare, ma soprattutto si invocano misure per limitare il deflusso dei laghi, in modo da accumulare riserve per la stagione calda. Che poi, come potremmo classificare un pomeriggio come quello di ieri con 15°? Splendida e (ormai non più) anomala giornata. Cielo azzurro, fiumi placidi e campagna verde dove gli agricoltori cominciano a fertilizzare i terreni, facendo gli scongiuri per i raccolti che verranno.

Le riserve

Il ponte fra Capriano del Colle e Azzano. Si vede il basso livello del Mella
Il ponte fra Capriano del Colle e Azzano. Si vede il basso livello del Mella

«Partiamo malissimo», commenta Cesare Dioni, direttore del Consorzio di bonifica Oglio Mella. Le riserve, continua, «sono ai livelli minimi. Ai problemi del 2022 si aggiungono quelli del nuovo anno. Non c’è neve, le falde sono ancora a quote basse. Un disastro». Il Consorzio ha cominciato con periodicità a informare gli utenti sulla situazione dei livelli, perché possano fare le loro valutazioni su cosa e quanto seminare.

Luigi Lecchi, presidente del Consorzio di bonifica del Chiese, rincara: «È anche peggio del 2022. Stiamo cercando di invasare più acqua possibile nel lago d’Idro, ma ce n’è pochissima. Nel Chiese lasciamo scorrere poco più del deflusso minimo vitale». E siamo a metà febbraio. Per le attività agricole che dipendono dall’Eridio l’orizzonte è tutt’altro che sereno. «La prossima estate ci sarà un problema in più», informa Lecchi: «Il Trentino Alto Adige ha annunciato che nel 2023 non cederà acqua alla Lombardia e al Veneto come fece l’anno scorso. I nostri vicini si mettono già di traverso nell’emergenza». In effetti, nel 2022 l’aiuto trentino fu determinante.

Dall’altra parte della provincia si raccolgono le stesse opinioni. «Si sta partendo malissimo, è un disastro», ribadisce Luigi Ferrari, presidente del Parco del fiume Oglio e agricoltore (nel Parco è attivo un migliaio di aziende agricole). «Da settembre - dice - dai laghi lombardi esce più acqua di quanto ne entra. Non va bene». Tutti i mesi in Regione si tiene il tavolo per l’uso dell’acqua in agricoltura a cui partecipano numerosi soggetti. «Ho fatto presente che gli svasi per l’idroelettrico andrebbero ridotti. I livelli dei laghi vanno tenuti più alti».

Come sta il lago d'Iseo

Il Sebino è 8,2 centimetri sotto l’altezza idrometrica. «Al lago mancano 80 milioni di metri cubi». Ieri l’afflusso era di 15,8 mc al secondo contro un deflusso di 16,3 mc al secondo. «Si dovrebbe cominciare a febbraio a trattenere più acqua - dice Ferrari - per arrivare con il Sebino pieno a fine maggio-primi di giugno».

Soluzioni

L’emergenza idrica è stata uno dei temi più toccati nella recente campagna elettorale per la Regione. Riguarda l’uso in agricoltura e il consumo umano. Cesare Dioni usa una metafora efficace: «Per risolvere il problema serve un Piano Marshall». Progetti e fondi per realizzarli. Sapendo che si tratta di operare su un territorio con un sistema di irrigazione millenario. Va bene risparmiare acqua, «ma non possiamo trasformare la Pianura padana in un kibbutz israeliano». Bisogna far crescere il mais, ma anche garantire la vita ai corpi idrici minori che innervano la campagna, modellando il nostro ambiente e il nostro territorio non urbanizzato.

Fra i progetti avviati contro l’emergenza, c’è l’uso intelligente e mirato delle acque reflue depurate. I Consorzi Oglio Mella e Chiese stanno collaborando con Acque Bresciane e A2A affinché gli scarichi (ovviamente puliti), invece che finire nelle rogge, attraverso delle tubature arrivino ad irrigare i campi per aspersione (con getti e non più per sommersione grazie alla gravità). Un sistema che richiede investimenti in strutture ed energia. Quest’anno sarà sperimentato, in attesa di poter verificare i risultati e di estenderlo. Il progetto riguarda, come avvio, l’Ovest bresciano, nella zona fra Rovato e Torbole Casaglia. Un’arma importante contro la siccità e la mancanza d’acqua.

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