Siccità, in Lombardia manca il 60% di acqua rispetto alla media storica
La crisi idrica attuale è simile e forse peggiore di quella del 2022: solo in Lombardia mancano oltre 2 miliardi di metri cubi di acqua rispetto ai valori medi di questo periodo. Significa che c’è un deficit del 60% rispetto al passato.
Sono i numeri illustrati dall’assessore alla Montagna della Regione Lombardia Massimo Sertori, che oggi ha partecipato alla prima edizione del Forum Siccità alla Triennale di Milano. «Se non ci saranno precipitazioni nei prossimi mesi di aprile e maggio ci attendiamo una gestione emergenziale simile a quella del 2022 - ha spiegato -. Per fronteggiare la crisi è necessaria la collaborazione di tutti i soggetti produttivi che utilizzano la risorsa idrica».
Sertori ha spiegato che nei tavoli organizzati a gennaio con gli enti regolatori dei laghi, i gestori idroelettrici, Terna, le associazioni di categoria del mondo irriguo ed agricolo, Upl, Anci e gli enti parco, «Regione Lombardia ha avviato le interlocuzioni con i gestori dei laghi regolati per trattenere più risorsa possibile nei grandi laghi» e ha chiesto agli operatori idroelettrici «di attivarsi a trattenere più risorsa possibile negli invasi montani, raccogliendo già la disponibilità di Terna, gestore nazionale del sistema elettrico». Secondo l'assessore, se quello che è accaduto con la siccità negli ultimi due anni «dovesse diventare la nuova normalità», questo dovrà comportare «inevitabilmente un adattamento del sistema produttivo irriguo-agricolo lombardo».Va male in tutto il nord Italia
L’intera situazione nel nord Italia risulta preoccupante. Un nuovo rapporto del Centro comune di ricerca (Joint Research Centre) dell’Unione europea ha rilevato che gli impatti della siccità sull'Italia settentrionale, la Francia e la Spagna «sono visibili» e «sollevano preoccupazioni per l'approvvigionamento idrico per uso umano, l'agricoltura e la produzione di energia». Secondo i ricercatori, l'Europa e l'area del Mediterraneo potrebbero vivere quest'anno un'altra estate estrema. Nel rapporto si raccomandano un attento monitoraggio e un uso appropriato dell'acqua, l'attuazione di strategie di adattamento settoriali mirate e una cooperazione rafforzata.
Il documento sottolinea inoltre come nella regione alpina «l'accumulo di neve è stato ben al di sotto della media ed è persino inferiore a quello dell'inverno 2021-2022». La conseguenza è che all’inizio dell’estate ci sarà meno acqua a valle perché la neve che si scioglierà sarà meno di quella degli anni passati.
La proposta di Legambiente
Per Legambiente però ci sarebbe ancora modo di contenere il danno. Nel dossier «Accelerare il cambiamento: la sfida dell'acqua passa dalle città» l’associazione ambientalista spiega che se si raccogliesse l’acqua piovana nelle città e si riutilizzassero quelle reflue per l’agricoltura si potrebbero recuperare 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno. La cifra supererebbe di tre volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi.
Per questo Legambiente chiede al governo Meloni «una strategia idrica nazionale in modo da avviare una nuova governance dell'acqua, che abbia come obiettivo non solo l'accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d'acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori». Nel dossier viene anche presentato di un decalogo di azioni e strumenti che le città dovrebbero adottare, dai regolamenti edilizi con obbligi di recupero all’efficientamento della depurazione delle acque reflue urbane.
Secondo un’elaborazione di dati Istat di Legambiente, nel 2020 in 109 città capoluogo di provincia sono caduti circa 13 miliardi di metri cubi di acqua piovana. «Uno spreco enorme se pensiamo che corrispondono al 40% dei prelievi medi annui di acqua in Italia (circa 33 miliardi di metri cubi)» scrive la ong. Ottimizzare il ciclo idrico in città permetterebbe anche di aumentare le risorse disponibili per l'agricoltura: con i depuratori si avrebbero 9 miliardi di metri cubi all'anno di acqua ricca di nutrienti, che in Italia viene sfruttato solo per il 5%, secondo i dati di Utilitalia.
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