Metalli Capra, Cattaneo smorza la polemica: «Qui non è Chernobyl»
«La prima cosa che mi sento di dire è che qui non siamo a Chernobyl e non c’è alcuna situazione di pericolo». Prima ancora di fare il punto sullo stato della matassa burocratica che da quasi due anni blocca i fondi e di conseguenza i lavori per la messa in sicurezza dei siti radioattivi bresciani, l’assessore regionale all’Ambiente, Raffaele Cattaneo, ha voluto chiarire un punto relativo, in particolare, alla discarica sulla quale, letteralmente, si trova in quel momento: la ex Metalli Capra di Capriano del Colle. «Le ultime rilevazioni fatte da Arpa, che rispettano il dato storico - precisa l’assessore - ci dicono che il grado di contaminazione radioattiva che c’è qui è uguale a quello ambientale. In pratica nullo. Lo dico perché questo territorio ha il diritto di non vedersi discriminato per un pericolo che non c’è».
Accompagnato dai sindaci dei Comuni che fanno parte del Parco agricolo del Monte Netto (Poncarale, Capriano e Flero), da alcuni consiglieri regionali, dal presidente di Arpa Lombardia, Stefano Cecchin, e dal direttore di Arpa Brescia, Fabio Cambielli, l’assessore venerdì pomeriggio ha organizzato un sopralluogo alla discarica radioattiva più grande d’Italia, contenente 80mila tonnellate di scorie metalliche contaminate da Cesio 137. Obiettivo: assicurarsi che gli altri quattro serbatoi previsti per la raccolta del percolato fossero stati installati, visto che sia i due originari, sia gli altri due messi a regime grazie all’interessamento della Prefettura di Brescia, erano ormai colmi. «Con questi quattro silos in più - ha spiegato il direttore di Arpa Brescia, Fabio Cambielli - sono assicurati altri cento metri cubi di stoccaggio del percolato, che è bene sia raccolto lì dentro».
Le cisterne
In tutto adesso sono otto le cisterne montate sulla collinetta realizzata per accogliere il bunker entro il quale sono contenute le scorie, serbatoi però che hanno un limite, anche temporale. Da oltre un anno ormai, da quando cioè è stato approvato il decreto legislativo 101/2020 che abbassa il limite di radioattività ammessa nei rifiuti, i curatori fallimentari della Metalli Capra non riescono più a trovare alcun sito disposto ad accogliere quel percolato. La soluzione l’ha studiata la Prefettura che è riuscita a redigere un progetto poi approvato dall’Isin (Istituto nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e dal ministero che prevede, oltre alla messa in sicurezza permanente della discarica, anche di tombare sul posto il rifiuto contaminato.
Nei prossimi mesi la discarica radioattiva dell’ex Metalli Capra dovrebbe sparire, ricoperta da un grande involucro di cemento-bentonite e argilla. Per l’avvio dei lavori, che dovrebbero durare 18 mesi, servono però circa 6 milioni di euro che ad oggi non ci sono. «Il progetto - spiega Rodolfo Costa, direttore tecnico di Arcadis che ha realizzato il disegno - prevede la cinturazione del sito con l’installazione di diaframmi laterali, interrati dal piano campagna fino ad una profondità massima di 26 metri, e la copertura». Questo impedirebbe il dilavamento della discarica e quindi il percolato derivante dalle piogge meteoriche e il loro possibile ingresso nelle acque di falda.
I finanziamenti
Per la messa in sicurezza della discarica radioattiva di Capriano del Colle servono oltre 6 milioni di euro, due dei quali - seppur già allocati dal Ministero -, sono rimasti bloccati dalla burocrazia. Il perché lo ha ricordato il viceprefetto Stefano Simeone. «Come Prefettura ci siamo occupati di trovare una soluzione, con il progetto, e i fondi. Quando due anni fa uscì il bando del Ministero per i siti contaminati, la parte da leone l’ha fatta Brescia, che ha ottenuto sei milioni per sei siti. Non avendo però un capitolo di spesa, non abbiamo potuto incassare i soldi, che sono rimasti bloccati a Roma. Questo aspetto - ha concluso - è in via di risoluzione. Ma per questa discarica siamo riusciti ad ottenere due milioni in tutto».
I quattro milioni mancanti dovrebbero arrivare dalla vendita di due capannoni della Metalli Capra, a Montirone e Castel Mella, gestiti dalla curatela fallimentare. Ma purtroppo, l’ennesima asta è andata deserta. Seppur in ottimo stato e in una posizione strategica dal punto di vista logistico, a complicare la vendita dei due stabilimenti è la presenza di rifiuti radioattivi: dieci tonnellate in uno, venti in un altro. Rifiuti difficili da gestire anche a causa di una normativa molto stringente riguardo lo smaltimento di scorie radioattive. «C’è massima sintonia con tutti gli enti - ha rimarcato ieri Leandro di Prata, consulente della curatela -. Non più tardi di un mese fa è uscita una sentenza del Consiglio di Stato che prevede che in casi come il nostro, le risorse possano essere utilizzata in via prioritaria per risolvere problemi di natura ambientale. Anche il tribunale è in accordo con noi. Dobbiamo vendere».
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