Ambiente

Lockdown: in 6 città italiane calati gli inquinanti, ma non tutti

Uno studio del Cnr rivela che al calo del biossido di azoto non corrisponde quello dell'ozono. Lieve flessione per le polveri sottili
La Pianura Padana coperta da una coltre di nebbia e smog - Foto © www.giornaledibrescia.it
La Pianura Padana coperta da una coltre di nebbia e smog - Foto © www.giornaledibrescia.it
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A Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo con il blocco del traffico urbano - per via delle misure restrittive in seguito all'emergenza coronavirus - si è avuto un abbattimento dell'inquinamento atmosferico di biossido di azoto (NO2); ma lo stesso non è stato per le polveri sottili (Pm2.5 e Pm10). Lo rivela uno studio condotto su queste sei citta dall'Istituto per la bioeconomia del Cnr, e pubblicato sulla rivista Environmental pollution. La ricerca ha messo in evidenza come i due mesi di lockdown - quando il traffico stradale nelle città si è ridotto in media del 48-60% - «abbiano determinato una significativa riduzione dei soli livelli di NO2; le concentrazioni di Pm2.5 e Pm10 si sono ridotte in misura minore, mentre quelle di ozono (O3) sono rimaste invariate o addirittura aumentate». Secondo il Cnr questo studio conferma «la natura complessa che caratterizza l'inquinamento atmosferico».

«Emerge la necessità di sforzi costanti di decarbonizzazione in tutti i settori emissivi - spiega Giovanni Gualtieri, ricercatore Cnr e coordinatore del progetto - per apportare un miglioramento concreto alla qualità dell'aria e alla salute pubblica». 

«Lo scenario selezionato dal 24 febbraio al 30 aprile è stato messo a confronto con uno meteorologicamente comparabile, dal 25 febbraio al 2 maggio - osserva Gualtieri - i livelli di NO2 sono notevolmente diminuiti in tutte le aree urbane (da meno 24,9% a Milano a meno 59,1% a Napoli), in misura approssimativamente proporzionale ma inferiore alla riduzione del traffico». Al contrario, «le concentrazioni di O3 sono rimaste invariate o addirittura aumentate (fino al 13,7% a Palermo e al 14,7% a Roma), probabilmente a causa del ridotto consumo di O3 dovuto alle minori emissioni di monossido di azoto (NO) dei veicoli; un'ulteriore causa di aumento dell'O3 potrebbero essere le minori emissioni di ossidi di azoto (NOx) non compensate». «Il Pm10 ha mostrato riduzioni fino al 31,5% (a Palermo) e aumenti fino al 7,3% (a Napoli), mentre il Pm2,5 ha mostrato riduzioni del 13-17% controbilanciate da aumenti fino al 9%. Un maggiore utilizzo del riscaldamento domestico (tra il 16 e il 19% a marzo), può in parte spiegare l'aumento delle emissioni primarie di polveri sottili, mentre un incremento delle attività agricole può spiegare l'aumento delle emissioni di ammoniaca (NH3), che è un noto precursore del Pm secondario».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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