Consumiamo, sprechiamo e disperdiamo troppa acqua
Carenza d'acqua, siccità, perdita di ghiacciai, crisi alimentare e produzione di energia a rischio: sono solo alcune delle conseguenze della crisi idrica provocata dagli impatti del cambiamento climatico. Il Wwf in occasione della Giornata mondiale dell'acqua - che si celebra oggi, martedì 22 marzo - rimarca che «la sete del pianeta è una delle prove più tangibili e drammatiche della crisi climatica globale» e invita a ridurre i consumi che in Italia ammontano a 230 litri medi al giorno. Cinquanta litri sono il quantitativo minimo vitale giornaliero. Secondo i dati riportati dal Wwf nel report «L'ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico», circa 4 miliardi di persone sperimentano già una grave carenza d'acqua per almeno un mese all'anno.
Tra il 1970 e il 2019, il 7% di tutti gli eventi catastrofici nel mondo sono stati legati alla siccità, ma hanno contribuito a ben il 34% delle morti legate ai disastri. Tra le soluzioni, oltre alla decarbonizzazione, il Wwf cita la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile dei serbatoi naturali di carbonio. Un esempio è il progetto di rinaturazione del Po, nato su proposta del Wwf e Anepla sul quale sono stati investiti 357 milioni del recovery fund. Un altro sarebbe la pianificazione a livello di bacino idrografico con il coordinamento di un soggetto unico, l'Autorità di bacino distrettuale.Lo spreco
Intanto, continuiamo a sprecare acqua potabile. Nel rapporto per la Giornata mondiale dell'acqua, l'Istat osserva che «gli episodi di scarsità idrica sono sempre più frequenti» eppure oltre un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione, in Italia, va perso, secondo gli ultimi dati, relativi al 2020. Perdono gli acquedotti e pesano anche le abitudini delle famiglie.
Secondo il Blue book della fondazione Utilitatis, l'Italia è la nazione europea che consuma più acqua e supera i 236 litri per abitante al giorno, oltre cento in più della media comunitaria. L'86% delle famiglie si dice soddisfatto del servizio eppure c'è una diffusa diffidenza verso il rubinetto e oltre una famiglia su quattro (il 28,5% nel 2021, dati Istat) non si fida a bere. Questa quota è maggiore nel Mezzogiorno fino al 59,9% della Sicilia e si è ridotta nel tempo: superava il 40% in Italia nel 2002.
Qualcosa, infatti, comincia a cambiare, e su più fronti. Inizia a diffondersi l'attenzione a non sprecare l'acqua, che viene dichiarata dal 65,9% delle persone con più di 14 anni, e soprattutto i più giovani sono sensibili al tema dell'inquinamento idrico. Crescono, al tempo stesso, gli investimenti nella rete che per il 2020-2021 raggiungono 49 euro, pro-capite, un dato in aumento, secondo il Blue book, ma ancora lontano dalla media europea di 100 euro. Soprattutto al Sud c'è un divario con l'Ue. Nel Meridione gli investimenti si fermano, in media, a 35 euro per abitante nonostante le perdite idriche siano qui superiori alla media e raggiungano il 50%.
Quanta acqua si disperde
Le perdite, in parte, sono fisiologiche, poi contano la vecchiaia degli impianti e fattori amministrativi come errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, che l'Istat stima che pesino per il 3% della dispersione. Proprio al contenimento delle perdite sono rivolti il 32% degli investimenti nel settore idrico, seguono gli interventi nelle condotte fognarie e negli impianti di depurazione con il 14%, altri ambiti in cui ci sono criticità e procedure di infrazione europee che riguardano oltre 900 agglomerati per un totale di 29 milioni di abitanti, per i dati Utilitatis. Inoltre in 11 città del Mezzogiorno sono state necessarie misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua nel 2020.
«È evidente che alcune aree del paese sono particolarmente a rischio, quelle nelle quali si è investito di meno e quelle dove abbiamo problemi molto seri in termini di qualità dei nostri acquedotti e della gestione in generale delle risorse idriche», commenta il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che indica un totale di 2,7 miliardi di euro di investimenti nelle infrastrutture idriche stanziati con le risorse del Pnrr e altri fondi. «È una delle grandi priorità per i prossimi anni», dichiara.
La situazione del clima
A livello globale, l'Onu ha dedicato la giornata mondiale alle acque sotterranee. Queste rappresentano il 99% circa delle acque dolci allo stato liquido della Terra e possono garantire, per le Nazioni Unite e l'Unesco, «enormi vantaggi sociali, economici e ambientali, anche in relazione all'adattamento ai cambiamenti climatici», in un contesto in cui quattro miliardi di persone vivono in aree affette da grave scarsità fisica di acqua, perché non dipendono solo dalle precipitazioni degli ultimi uno o due anni, ma da quelle che si registrano nel corso di decenni. Eppure questa risorsa è sottovalutata e minacciata da un'inquinamento che è definito «praticamente irreversibile» e dovuto soprattutto ai fertilizzanti usati in agricoltura. L'appello delle Nazioni Unite ai governi è quello di custodire le acque sotterranee come un bene comune.
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