Nasce uno sportello per le vittime dell’inquinamento industriale

Lo ha annunciato il Codacons alla vigilia della nuova udienza del processo d’appello per l’inchiesta Ambiente svenduto sull’ex Ilva di Taranto: «La lista dei disastri in Italia è lunga, si va da Porto Marghera alla Caffaro di Brescia»
Impianti della Caffaro di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Impianti della Caffaro di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il Codacons annuncia l’avvio di uno Sportello per l’assistenza delle vittime dell’inquinamento industriale «a cui sia i cittadini che le imprese potranno rivolgersi per ottenere il risarcimento dei danni da inquinamento industriale».

L’iniziativa viene lanciata alla vigilia di una nuova udienza del processo d’appello legato all’inchiesta Ambiente svenduto per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva di Taranto negli anni di gestione dei Riva, in corso di svolgimento. Sono imputate 37 persone fisiche e tre società. In primo grado furono 26 le condanne nei confronti di dirigenti della fabbrica, manager e politici, per circa 270 anni di carcere.

L’associazione, che assiste diverse parti civili, ricorda che la Corte d’assise d’appello domani scioglierà la riserva «sulle questioni preliminari che sono state sollevate dai difensori degli imputati nei rispettivi scritti difensivi. Tra le questioni più delicate che saranno decise, vi è la richiesta degli imputati di spostare la competenza territoriale da Taranto a Potenza, in quanto una delle parti civili del giudizio è stato, in passato,  giudice di pace presso il Tribunale di Taranto».

Con l’occasione il Codacons «lancerà la proposta di istituire nella data del 10 luglio la Giornata Nazionale contro l’Inquinamento Industriale, per sensibilizzare i cittadini e l’opinione pubblica e per ricordare tutte le vittime degli scandali delle varie “fabbriche della morte”. Il 10 luglio 1976 – si aggiunge – è stato infatti il giorno del disastro di Seveso, quando un’esplosione presso l’Icmesa, un’industria chimica nel Milanese, liberò una nube tossica contenente diossina, contaminando l’area circostante, causando uno dei peggiori disastri ambientali della storia italiana». Ma la lista dei disastri ambientali di matrice industriale è lunga: «Basti pensare ai casi del fiume Lambro, della discarica di Malagrotta, della Valle del Sacco, o alla vicenda Caffaro a Brescia, Porto Marghera, petrolchimico di Siracusa, Pfas in Veneto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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