Caffaro, «ai cittadini neanche un euro dei 250 milioni di LivaNova»
«Cosa ne è dei diritti dei cittadini vittime dell’inquinamento della Caffaro che non rientrano nel perimetro del Sin?».
Lo sta domandando ormai da tempo il Comitato popolare contro l’inquinamento zona Caffaro, ma adesso che la prima sezione civile della Corte d’appello del Tribunale di Milano ha chiesto alla multinazionale LivaNova (nella quale è confluita Sorin Spa, ex Snia, con tutti i suoi utili e profitti derivati anche dall’attività della Caffaro di via Nullo) un risarcimento di 453 milioni dei quali 250 milioni per sanare il Sin Caffaro, l’interrogativo si fa ancora più concreto e insistente.
«Ci sono tante persone che vivono fuori dal perimetro del Sin (il quale si ferma in concomitanza con la ferrovia Milano-Venezia ndr) che hanno orti e giardini inquinati dagli sversamenti della Caffaro - spiega il Comitato -. A loro, e sono almeno i due terzi dei cittadini coinvolti, non viene tuttavia riconosciuto un centesimo dei 250 milioni».
L’assemblea
Per affrontare questa e altre questioni sempre legate al sito di via Nullo, il Comitato ha convocato una assemblea pubblica che si terrà lunedì 18 novembre alle 18 in via Villa Glori 13.
Nel corso dell’incontro un ulteriore approfondimento verrà fatto sulle modalità con cui il denaro del risarcimento verrà ripartito tra le vittime dell’inquinamento. «Se nessuno sa quanti sono gli orti e i giardini inquinati al di fuori del perimetro Caffaro e quanto sono inquinati - si domanda il Comitato -, quali saranno i criteri adottati? Secondo noi andrebbero risanati quelli più colpiti, via via scalando. Sappiamo con certezza che sono almeno 13 i terreni privati in cui è stato registrato un superamento dei limiti industriali per Pcb e diossine, ma i cittadini interessati spesso nemmeno lo sanno».
Il Comitato auspica che venga fatto quanto prima uno studio di fattibilità tecnica ed economica propedeutico al risanamento dei terreni esterni alla Caffaro. «Si sarebbe dovuto fare ancora vent’anni fa - aggiunge Marino Ruzzenenti del Comitato -, ma meglio tardi che mai: così si avrebbe anche un’idea di quanti soldi servono, altrimenti è impossibile destinare le risorse ai i cittadini, come ha dichiarato alcuni giorni fa la sindaca di Brescia».
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