Ambiente

Alla Cop27 si parla di chi dovrebbe pagare i danni climatici

Si discute di un fondo «loss and damage» che compenserebbe i costi che i Paesi colpiti da eventi climatici estremi non possono evitare
Un uomo cammina di fronte all'insegna della Cop27 a Sharm El Sheik - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Un uomo cammina di fronte all'insegna della Cop27 a Sharm El Sheik - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Otto anni di temperature bollenti per il pianeta, i peggiori fra quelli mai registrati e qualche passo avanti nella querelle fra paesi ricchi e poveri su come sostenere i costi dei danni provocati dal riscaldamento globale e delle azioni di mitigazione.

La conferenza Onu sul clima Cop27 in Egitto, che vede anche il debutto mondiale della premier Giorgia Meloni, si apre con una piccola svolta: il tema del fondo «loss and damage», letteralmente perdita e danno, è ufficialmente inserito nell'agenda dai lavori.

Cos'è il fondo danno e perdita

Nei colloqui sul clima delle Nazioni Unite, l'espressione si riferisce ai costi già sostenuti a causa di eventi climatici estremi, come l'innalzamento del livello del mare. Finora i finanziamenti per il clima si sono concentrati sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nel tentativo di frenare il cambiamento climatico, mentre circa un terzo è stato destinato a progetti per aiutare le comunità ad adattarsi agli impatti futuri. Il finanziamento delle perdite e dei danni sarebbe diverso, in quanto compenserebbe i costi che i Paesi non possono evitare o a cui non possono adattarsi.

Non c'è però una chiarezza definitiva su cosa consista esattamente il danno. In più, il punto cruciale è stabilire chi paga, e chi viene pagato. Il tema solleva naturalmente conteziosi tra i paesi che storicamente hanno inquinato di più e danneggiato maggiormente altri, come Stati Uniti e Unione Europea, e anche quelli che oggi sono fra i più inquinanti, cioè Cina e India.

Si tratta di un meccanismo di cui si discute da decenni e che ora la presidenza egiziana, dopo dibattiti serrati nelle scorse 48 ore, è riuscito a porre come tema da discutere nei lavori in vista delle giornate clou di oggi e domani quando è prevista la partecipazione dei leader mondiali (con la notevole eccezione della Cina e della Russia). In ballo ci sono centinaia di miliardi di dollari all'anno (le stime variano notevolmente) di danni sopportati da diversi paesi più esposti ai disastri climatici sempre più frequenti (inondazioni, siccità, innalzamento degli oceani) e che attribuiscono alle emissioni che sono state causate nei decenni scorsi dai paesi più industrializzati. 

Il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry, aprendo i lavori, si dice convinto che una decisione finale sul tema arriverà non più tardi del 2024. Lo scontro, oltre che sull'entità dei finanziamenti, è sullo strumento attraverso il quale erogarli, come appunto il fondo «loss and damage». Non a caso l'alleanza dei paesi piccole isole, la cui stessa esistenza in alcuni casi è a rischio a causa del cambiamento climatico, ha sottolineato il lungo iter delle discussioni mentre si intensificano le calamità naturali. Chiediamo «solidarietà, non carità. Lavoreremo sempre in uno spirito cooperativo nonostante le ingiustizia che stiamo soffrendo». 

I dati sul riscaldamento globale

I dati scientifici sono, in ogni caso, sempre più preoccupanti: nel rapporto «Stato del clima globale nel 2022» diffuso al vertice dall' Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) la temperatura media nel 2022 è di circa 1,15 gradi Celsius sopra i livelli pre-industriali (cioè la temperatura media del periodo 1850-1900).

Il meccanismo descritto parte dall' aumento delle concentrazioni dei principali gas serra nell'atmosfera (anidride carbonica, metano, diossido di azoto). Questi gas hanno raggiunto livelli record nel 2021 e continuano a salire nel 2022. Il caldo fa sciogliere le calotte polari e i ghiacciai, e provoca l'innalzamento del livello dei mari, che minaccia stati insulari e territori costieri. Inoltre, causa desertificazione ed eventi meteorologici estremi: migliaia di persone rimangono uccise, milioni sono private dei mezzi di sostentamento, condannate a fame, miseria e migrazioni.

Caldo e disastri fanno poi proliferare una serie di malattie. Secondo l'Oms peraltro tra il 2030 e il 2050, si prevede che il cambiamento climatico provocherà circa 250mila morti in più all'anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da caldo. Si stima che entro il 2030 i costi dei danni diretti alla salute (esclusi i costi nei settori che determinano la salute come l'agricoltura, l'acqua e i servizi igienici) siano compresi tra 2 e 4 miliardi di dollari all'anno. 

L'impatto in Europa

I cambiamenti colpiscono duro i paesi in via di sviluppo ma non risparmiano nemmeno l'Europa come si è visto in questo 2022 di straordinaria siccità che ha acuito il panorama già nero per la guerra in Ucraina. Il 2022, si legge nel rapporto, ha battuto il record di scioglimento dei ghiacchiai alpini del 2003, con perdite di spessore dai 3 ai 4 metri. In Svizzera è stato perso il 6% del volume dei ghiacciai.

Nel messaggio al vertice il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres ricorda come «mentre la Cop27 è in corso, il nostro pianeta manda un segnale di sofferenza. L'ultimo rapporto sullo Stato del clima globale è la cronaca del caos climatico. Come la Organizzazione meteorologica mondiale mostra chiaramente, il cambiamento sta avvenendo ad una velocità catastrofica, devastando vite e mezzi di sussistenza in ogni continente».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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