La lettrice nata lo stesso giorno del GdB, abbonata da mezzo secolo

«Per nascere, ho atteso che tornasse un po’ di tranquillità». Ha la battuta pronta, la signora Rogelia Giordano Lanza, per raccontare della straordinaria coincidenza che la lega al nostro quotidiano: anche lei è nata il 27 aprile 1945, all’indomani della Liberazione, proprio come il Giornale di Brescia, di cui è lettrice assidua, al punto da essere iscritta a pressoché tutti i nostri servizi digitali oltre che abbonata, per tramite dell’azienda di famiglia, all’edizione cartacea «da più di mezzo secolo».
Un legame doppio, dunque, che abbiamo voluto ripercorrere nella ricorrenza dei «nostri» 80 anni, anche se va detto – e non per piaggeria – che alla signora Rogelia di anni si fatica a darne 70. Complice, chissà, il fatto che all’aria bresciana, respirata dalla nascita, abbina un inconsueto mix di origini teutoniche e partenopee.

«Mio papà era napoletano, professore di chimica. Con alcuni amici si recò in viaggio in Germania in una cittadina che gli fu consigliata per pura coincidenza, Plauen, in Sassonia. E lì conobbe mia madre…».
E come si arriva al fatidico 27 aprile 1945 nel Bresciano?
«Alle 20 circa di quel giorno, per la precisione… – non perde l’occasione della battuta, la signora Rogelia –. Mio papà, dopo un incarico a Bolzano, aveva trovato impiego alla Caffaro di Brescia: vivevamo in via Stoppani (zona via Milano, ndr) e con la Breda vicina i bombardamenti erano frequenti. Lui aveva portato mia mamma e mio fratello da conoscenti a Boldeniga di Dello, dove nacqui io, e faceva la spola avanti e indietro dalla città in bicicletta».
Per fortuna quando è nata le bombe non cadevano più…
«No, ma di certo quando ero nella pancia della mia mamma ce ne sono state...».
Tornata in città, la giovanissima Rogelia è studentessa all’Arnaldo, poi lavoratrice all’Idra per garantirsi gli studi di legge a Parma («fu grazie a Luisa Pasotti, figlia del titolare Adamo, mia compagna di classe. Parlando tedesco, francese e inglese mi occupavo dei clienti stranieri»), quindi l’impiego in uno studio milanese di brevetti: «Era la Milano da bere dei primi anni ‘70, per me nonostante le fatiche da pendolare, era una grande soddisfazione».

Nel frattempo il cuore…
«Era arrivato un moroso serio – scherza la signora Rogelia –, mio marito, Giancarlo Boldrini».
La nascita nel 1977 della figlia Elisabetta coincide con il rientro a Brescia: dopo l’esperienza nell’avvocatura, da civilista, per conciliare lavoro e casa opta per la rinnovata attività di famiglia (nel settore immobiliare). «Sono diventata sul campo geometra, tributarista e notaio» ironizza ancora, non senza qualche inserto in dialetto («lo amo molto») a dar colore alla conversazione, nella quale si rivela indiscussa campionessa.
Oltre che donna infaticabile: «Gestisco ancora gli immobili di famiglia e quando serve sono interprete per il tribunale. Ho sempre da fare, tant’è che, da cellulare-dipendente, vi seguo sui canali digitali, sul sito, sui social e guardo i tg di Teletutto. Il giornale di carta lo "sequestra" mio marito, che con la ditta è abbonato da 60 anni».
Ecco, torniamo al giornale: quali sono i primi ricordi che ne serba?
«In casa papà e mamma lo leggevano sempre. Io devo aver iniziato al liceo: sono sempre stata un’avida lettrice. Il territorio, la storia e l’arte locali, specie della Bassa, poi, mi affascinano molto».
E il racconto di quali notizie lega al GdB?
«Ricordo la morte di Silvio Ferrari – il giovane di estrema destra che perse la vita il 19 maggio ‘74 per l’esplosione dell’ordigno che portava sulla sua Vespa, vicenda ora rievocata nei recenti processi sulla Strage di piazza Loggia, ndr –. Abitavo in via Moretto ed ero sveglia in casa (a scrivere una lettera al moroso che non si decideva a fare il grande passo…). Udii il botto dell’esplosione: il giorno dopo appresi dal giornale cos’era accaduto. E così per la Strage: ero a Milano quel giorno, quando tornai ne conobbi i dettagli drammatici. E fu terribile, tanto più che conoscevo alcune delle vittime. Ma in generale il GdB è sempre stato una presenza costante e una lettura molto piacevole. Oggi poi che lo guida una donna…» aggiunge con un sorriso complice rivolto alla direttrice Nunzia Vallini.
Ecco, venendo all’oggi, dove va il mondo?
«Seguo la politica e devo dire che se Trump mi fa paura, Musk lo vedo malissimo – fa ironica sintesi del quadro geopolitico la signora Rogelia –. Non vedo benissimo neppure la gioventù, eppure quando guardo da vicino i miei nipoti e altri ragazzi sono molto più ottimista. Mi spiace la scarsa integrazione che constato anche nelle seconde generazioni».
Qual è infine la notizia che vorrebbe leggere sul GdB di domani?
«Che nel mondo c’è finalmente pace. Specie a Gaza, dove spero si arrivi all’intesa sui due popoli, due Stati. Spero di poter leggere che finalmente c’è un po’ di tranquillità».
Insomma, che le bombe cessino di cadere. Ora proprio come quando nacque. Sarebbe il più bel regalo, per i suoi, i nostri 80 anni.
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