La storia di come è nato il Giornale di Brescia, 80 anni fa

Il 27 aprile 1945 cronisti e tipografi realizzarono la prima edizione, con quel titolo gridato, che era notizia e al contempo bandiera: «Brescia è libera»
Il titolo della prima pagina del Giornale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Il titolo della prima pagina del Giornale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Il piombo dei proiettili scandiva ancora le ultime ore della guerra. Il piombo dei caratteri tipografici era però già pronto a sostituirsi ad esso. A Brescia come sul Mortirolo i partigiani stavano ancora respingendo i tedeschi in fuga e i cecchini fascisti. Eppure il 26 aprile 1945, un giovedì, c’era già chi pensava ad un’urgenza. Quella di restituire una informazione libera ai bresciani dopo la lacerante esperienza del Ventennio e della Rsi.

Alcuni cronisti di lungo corso, altri giovani senza esperienza ma mossi dallo spirito della storia che prendeva forma, si riunirono in Broletto: nei locali affacciati su via Cardinal Querini per vent’anni avevano avuto sede «Il Popolo di Brescia» e poi, dal 7 novembre 1943 al giorno precedente, «Brescia Repubblicana», fogli del regime.

La prima redazione del GdB in Broletto - © www.giornaledibrescia.it
La prima redazione del GdB in Broletto - © www.giornaledibrescia.it

In quegli stessi ambienti, quasi a sancire il mutato corso della storia, il Comitato di liberazione nazionale (Cln), formato dai partiti antifascisti, diede impulso ad un nuovo quotidiano.

Quella notte cronisti e tipografi realizzarono la prima edizione de «Il Giornale di Brescia» (l’articolo scomparirà dalla testata nel 1948): il primo numero uscì il 27 aprile 1945. Con quel titolo gridato, che era notizia e al contempo bandiera: «Brescia è libera».

Il giornale veniva stampato in Broletto
Il giornale veniva stampato in Broletto

Al 22 maggio risale la nomina, sempre da parte del Cln, del primo direttore del quotidiano Leonzio Foresti, esponente della Democrazia Cristiana, dirigente della Resistenza cattolica. La gestione straordinaria del giornale restò in capo al Cln fino al 1946, quando si pose il tema della proprietà. Il regime aveva accollato «Il Popolo di Brescia», organo del Partito fascista locale, alla Fiat Om, che pagava i conti. Nel marzo 1944 la Rsi aveva espropriato la Fiat, affidando le azioni della nuova «Brescia Repubblicana» alla Federazione provinciale dei Fasci repubblicani. La vicenda fu definita il 15 gennaio 1947, con la nascita dell’Editoriale Bresciana.

L’Editoriale

La sede del Giornale di Brescia, in via Solferino - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
La sede del Giornale di Brescia, in via Solferino - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

La premessa fu il lodo firmato a Roma dall’amministratore delegato della Fiat, Vittorio Valletta, dal senatore Lodovico Montini e dal presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi: l’azienda veniva privatizzata, con l’acquisto delle azioni da parte della Banca San Paolo, del Credito Agrario Bresciano e di alcuni privati. Primo presidente fu il prof. Rizzardo Secchi, emerito medico, padre di Tita, partigiano delle Fiamme verdi fucilato dai fascisti. I consiglieri di amministrazione, garante il vescovo Giacinto Tredici, siglarono un patto con cui si impegnavano a difendere i valori di libertà e democrazia dell’Occidente, a favorire il progresso civile, culturale ed economico, ispirandosi ai valori cristiani della comunità bresciana.

Nuova sede

Il giornale rimase al Broletto fino alla notte del 4 gennaio 1960 quando si trasferì nel nuovo edificio di via Saffi, angolo via Solferino. Per spostare le pesanti linotypes fu necessario addirittura abbattere un muro del Broletto. L’edizione del 5 gennaio fu stampata dalla moderna rotativa Man, installata sotto il grattacielo di via Solferino.

Il cambio di sede coincideva con lo sviluppo del quotidiano, che accompagnava la crescita della società bresciana di cui era voce e interprete. La scelta (maturata nel 1956 con l’inizio dei lavori) cadde non per caso sulla zona sud della città, in espansione e vicina alla ferrovia. Quella che divenne ed è tutt’oggi la casa del GdB – rivisitata prima nel 1984-’85, con l’ingresso che da via Saffi passa a via Solferino, e quindi nel 2019, con l’introduzione della redazione multimediale – ha accompagnato nei decenni un costante rinnovamento di tecnologie e contenuti del giornale.

Altre sfide

Il Csq compie 25 anni: il passaggio dal vecchio al nuovo stabilimento

Fedele al suo spirito, il GdB ha sempre cercato di innovarsi per offrire ai lettori un quotidiano al passo con i tempi, non solo nei contenuti, ma anche nella veste grafica. Al 1985 risale il passaggio dal piombo alla fotocomposizione, al 2000 la nascita della prima edizione online, e allo stesso anno il varo della modernissima tipografia del Csq a Erbusco.

La prima edizione totalmente a colori arrivò invece il 16 ottobre 2008, anticipando il cambio di formato del 20 ottobre 2010.

La costante proiezione nel contesto dell’informazione digitale ha scandito gli ultimi 15 anni, culminando (per ora) nell’introduzione dell’app che integra in un solo pratico strumento i contenuti digitali di GdB, Teletutto, Radio Bresciasette e Radio Classica Bresciana, entrate tra gli anni ’70 e gli anni ’90 a far parte del gruppo editoriale.

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