Se un cittadino paga per un errore della burocra zia
Lettere al direttore
AA
Lo scorso luglio a seguito di un accertamento di infrazione (superamento del limite di velocità) la Polizia provinciale mi ha inviato il verbale di contestazione al mio vecchio indirizzo cambiato quattro anni fa. Solo per la gentilezza di un ex coinquilino ho saputo di recente dell’esistenza di corrispondenza a me indirizzata giacente nell’atrio condominiale. Si trattava di un avviso di giacenza di raccomandata di un atto giudiziario da Bologna. Visto di che si trattava provvedevo subito al pagamento dell’importo scontato, motivando con email il ritardo dovuto all’errato indirizzo di notifica.
Pochi giorni dopo arrivava la risposta di diniego del ritardo motivato.
Non importa che a suo tempo avessi provveduto a notificare a tutti gli enti fiscali il cambio di indirizzo e che carta d’identità, patente di guida, cartelle esattoriali, codice fiscale, scheda elettorale, bollette energetiche e quant’altro, arrivino regolarmente a destinazione.
La notifica di una violazione no, arriva all’indirizzo cambiato da quattro anni. E la colpa dell’errore sembra non sia della pubblica amministrazione, ma mia!
Ma che dovevo fare oltre che notificare il cambiamento ai vari enti coinvolti nella proprietà di un immobile?
Ora mi chiedo: che al Pubblico registro automobilistico non vengono aggiornati in tempi brevi (sic) i dati dei cambiamenti di proprietà dei veicoli e fiscali dei loro proprietari è cosa risaputa, ma evidentemente all’ufficio violazioni non importa e trascrivono i dati originari di veicolo e proprietario senza verificare se corrispondono al codice fiscale del titolare dell’infrazione (basterebbe accedere al database della pubblica amministrazione e con i mezzi informatici non è nemmeno gravoso).
E nonostante una legge dello Stato precisi che se la pubblica amministrazione è in possesso dei dati fiscali del cittadino tutti gli enti collegati con essa devono esserne considerati parimenti in possesso. Evidentemente il rispetto delle leggi è richiesto ai cittadini mentre chi deve farle rispettare può anche ignorarle!
A questo proposito ho ricordato un fatto accadutomi ormai alcuni decenni fa: un mattino presto si è presentò a casa mia una pattuglia di Carabinieri per accertare la proprietà di un veicolo coinvolto in una rapina; si trattava di un’auto che avevo venduto alcuni anni prima ma che al Pra risultava ancora di mia proprietà. I Carabinieri, consapevoli della carenza burocratica, anziché procedere al mio arresto mi hanno chiesto prima conferma della proprietà e, chiarito il fatto, mi hanno ringraziato delle informazioni. Passati trenta o quarant’anni pensavo che simili disguidi non dovessero più accadere ma sbagliavo: accadono ancora oggi, in piena era informatica.
Mi chiedo: e se la notifica avesse riguardato un argomento più pesante? Mi sarei trovato un giorno con un ufficiale giudiziario sulla porta di casa per procedere ad un sequestro? Oppure i Carabinieri per procedere all’arresto? E se in futuro dovesse capitare di nuovo? Qualcuno mi sa dire cosa deve fare un cittadino per mettersi al riparo da tali ineffici
enze?
Angelo Angoscini
Brescia
Caro Angelo,
a volte è proprio l’ovvio a non essere affatto scontato. Ciò che descrive è la parabola perfetta dello Stato nella sua accezione peggiore, cioè un ente vessatorio, impersonale, distante anni luce da ciò che dovrebbe essere: una comunità creata dai cittadini al servizio dei cittadini stessi e che per prima rispetta le regole che impone.
Ma se è così, ci verrebbe da aggiungere, se lo Stato si trasforma assai spesso in un Moloch, la responsabilità ha il nome e il volto di coloro che per lo Stato lavorano e che invece di fare un passo in più, si limitano a fare da passa carte, usando il diniego ad ogni ragione come uno scudo. E a noi non resta che scrivere al giornale, farlo sapere a tutti, concedendoci almeno uno sfogo e saperci dalla parte del giusto. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Condividi l'articolo
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato