Il Comune di Salò ha revocato la cittadinanza a Benito Mussolini
Dopo più di un secolo, Benito Mussolini non è più cittadino onorario di Salò. Così ha deciso questa sera il Consiglio comunale, approvando la mozione presentata dal capogruppo di maggioranza Tiberio Evoli. L’aula si è così espressa: 12 voti favorevoli alla revoca della cittadinanza onoraria, quelli dei consiglieri della maggioranza della Civica Salò del sindaco Francesco Cagnini, 3 contrari (i consiglieri Federico Bana, Erminia Bonfanti e Massimiliano Frau) e un astenuto (Giovanni Ciato).
Da oltre cent’anni
La cittadinanza era datata 1924. Esattamente 23 maggio 1924 – una ventina di giorni prima dell’omicidio Matteotti –, quando il commissario prefettizio Salvatore Punzo firmò il conferimento al capo del Governo. L’ultima parola l’ha avuta il Consiglio comunale, chiamato per la terza volta al voto dopo che nelle due precedenti occasioni il nome di Mussolini era rimasto legato alla cittadina che si affaccia sul lago di Garda e dove il Duce ha vissuto – in quello che oggi è un albergo di lusso a Gargnano – quando Salò era «capitale» della Repubblica sociale italiana.
I precedenti
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Rispetto alle altre due volte in cui la mozione della revoca della cittadinanza non passò l’esame dell’aula c’è una differenza sostanziale: la maggioranza dallo scorso anno è di centrosinistra, e quindi ha avuto i numeri per revocare la cittadinanza al Duce dopo 20 anni di guida centrodestra. «La nostra costituzione poggia su basi antifasciste e quindi direi che è arrivato il momento per compiere questo passo» ha detto nei giorni scorsi l’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia quando dall’altra parte della provincia bresciana – precisamente a Nave in Valtrompia – ha partecipato ad un altro momento di comunità: il riconoscimento della cittadinanza onoraria a Manlio Milani, marito di una delle otto vittime di Piazza della Loggia e instancabile presidente della Casa della Memoria di Brescia.
La mozione
«Potevamo portare il caso in aula per il 25 aprile ma abbiamo anticipato i tempi» viene spiegato dai consiglieri di maggioranza che hanno firmato la mozione che il sindaco Francesco Cagnini, 29 anni, ha portato in Consiglio comunale, sfidando i tentativi delle opposizioni di allungare i tempi della seduta e far saltare l’ordine del giorno. Ma nel paese gardesano dove Fratelli d’Italia ha intitolato a Giorgio Almirante la sede locale, l’era del Duce questa volta si chiude davvero. Cento anni dopo l’inizio. E dopo Salò il caso cittadinanza potrebbe aprirsi anche a Brescia, dove è ferma dallo scorso 28 ottobre una mozione a firma del consigliere Pd Andrea Curcio. E ad oggi non ancora messa in calendario.
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