GdB & Futura

MoSoRe, se la tecnologia fa parlare ponti, strade e reti

Si tratta di uno dei due progetti di UniBs che hanno vinto un finanziamento con il bando «Call Hub ricerca e innovazione»
Infrastrutture resilienti: di cosa si tratta
AA

Il compito dell’università di fronte alle sfide della sostenibilità è quello di proporre soluzioni, non solo quello di evidenziare problemi. Maurizio Tira, rettore dell’Ateneo statale di Brescia, indica così uno dei must delle accademie. Ricerca da un lato, collaborazione proattiva con il mondo dell’imprenditoria dall’altro «perché da soli oggi non si va da nessuna parte».

Una sintonia che ha un duplice vantaggio: portare il 4.0 fuori dai laboratori e confrontarsi con il mondo reale modificando, quando serve, l’approccio alla formazione degli studenti. Nasce anche da qui il MoSoRe (Infrastrutture e servizi per la Mobilità Sostenibile e Resiliente), uno dei due progetti (l’altro riguarda le biomasse) che hanno vinto un finanziamento con il bando «Call Hub ricerca e innovazione» di Regione Lombardia. Quasi un milione di euro (918.897 per l’esattezza) per far parlare ponti, strade, reti elettriche ed informatiche, capire come stanno, intervenire quando necessario. Ma anche usare l’Ict per monitorare traffico e situazioni di emergenza, con un drone pronto a decollare con i farmaci necessari, e una piattaforma user friendly che indica il percorso migliore, in base alla circolazione, alle piste ciclabili o al valore artistico della zona in cui siamo.

Trenta mesi (quelli previsti dal bando) per portare a termine un progetto complesso e articolato. Fra le prime cose da fare: sensorizzare e consolidare il paziente zero. Un ponte (già individuato grazie a un finanziamento della Provincia) che a Desenzano scavalca la ferrovia e via Unità d’Italia. Si userà l’i.power Rigenera (ci pensa la Italcementi che lo produce anche negli impianti di Rezzato-Mazzano) una soluzione ad hoc per la riabilitazione delle opere infrastrutturali in calcestruzzo armato. Su pilastri, travi o impalcati da ponte viene gettato un calcestruzzo fibrorinforzato e autocompattante che avvolge e rende solido quel che non va più.

«Fiore all’occhiello nel dopoguerra - spiega Giovanni Plizzari, direttore del Dipartimento di Ingegneria civile e responsabile scientifico del progetto -, queste strutture oggi presentano gli acciacchi del tempo. Il nostro obiettivo è mapparle e renderle in grado di affrontare eventi straordinari». Così le infrastrutture diventano resilienti e nei trenta mesi di durata del bando ci sarà la possibilità di verificare come   reagito il ponte e, in base ai risultati, immaginare di intervenire su altre strutture. Pare che ci si debba sempre più abituare ad eventi naturali che fino a poco tempo fa per le nostre latitudini erano straordinari per questo «garantire che ponti e strade siano sempre percorribili e fornire informazioni in tempo reale sulle loro condizioni è oggi più che mai fondamentale». Info e contatti: giovanni.plizzari@unibs.it

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia