Le armonie del cristallofono
Un insieme di calici di cristallo che, accordati regolando il livello di acqua in essi contenuta, produce sonorità uniche e sofisticate. L'arte del cristallofono, nata tre secoli fa, è ancora oggi poco conosciuta, benché impiegata nelle composizioni più moderne dei Pink Floyd, Morricone e altri musicisti all'avanguardia.
Sfiorando i polpastrelli lungo il bordo dei 39 calici di cui si compone il particolare strumento, il musicista produrrà suoni unici e suggestivi, con un'estensione capace di coprire quasi 5 ottave. L'antica arte di suonare i bicchieri, cominciata secoli e secoli fa e ormai quasi dimenticata dai tempi moderni, si combina con gli studi sulla creazione e propagazione del suono.
Ognuno dei calici di cristallo viene accordato regolando il livello dell'acqua che contiene e produce la sua nota entrando in risonanza grazie allo sfregamento dei polpastrelli lungo il bordo. Il suono dei bicchieri di cristallo è unico nel campo musicale ed è stato descritto in modo pittoresco come «la voce degli angeli» o «musica delle sfere». Il cristallofono si configura come una batteria di bicchieri di dimensioni decrescenti da sinistra per i suoni gravi a destra per quelli acuti. Il cristallofono viene suonato sfruttando le proprietà di una cassa lignea di risonanza le cui caratteristiche devono integrarsi con le vibrazioni prodotte dal vetro. Un'arte che per secoli è stata soprattutto espressione del virtuosismo e ora viene sdoganata dalla tecnologia per ricercare nuove melodie. Il cristallofono è più difficile da suonare rispetto alla cosiddetta «armonica a bicchieri».
In quest'ultimo strumento, infatti, le coppe di vetro si trovano su un perno posto in rotazione da un meccanismo, cosicché chi suona non deve fare altro che sfiorarle come se fossero i tasti di un organo. Nel caso del cristallofono è necessaria una certa abilità nel trarre il suono con il movimento rotatorio del polpastrello sul bordo del bicchiere. Le difficoltà aumentano quanto più le note sono brevi. L'esecutore deve riconoscere molto rapidamente il bicchiere giusto in mezzo a tanti per non sbagliare nota. A facilitare il compito sono naturalmente i riferimenti visivi per capire dove andare a cercare le varie note, ma avendo davanti una quarantina di bicchieri serve molta perizia e rapidità di movimento.
«Il problema del cristallofono è che per suonarlo bisogna costruirsi lo strumento - spiega Robert Tiso, uno dei due musicisti capace di usare questo strumento in Italia e possessore di oltre 2.000 calici, ognuno con caratteristiche sonore specifiche - È come se per suonare la chitarra, una persona dovesse partire dal tagliare l'albero e lavorare con il legno».
Bicchieri di forma e spessore uguali non hanno lo stesso suono. I calici grandi di solito danno note più basse, ma dipende. Contano anche le condizioni climatiche, a cominciare dal grado di umidità dell'ambiente. Il cristallofono si sposa benissimo con la musica classica, mentre alcune tecniche, come la distorsione del suono, richiedono uno studio approfondito. E prima di ogni concerto occorre regolare con grande maestria il livello dell'acqua, fino a ottenere le note desiderate».
Eugenio Sorrentino
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