Gentlemen detective in azione
Se fosse possibile trasformare Gilbert Keith Chesterton in un farmaco, i medici più avveduti ne prescriverebbero a tutti un paio di pillole al giorno; nessuna cura migliore di lui contro scetticismo e insoddisfazione di questi nostri tempi tutti votati a conquistare una felicità che mai si era rivelata, nella realtà, tanto impossibile. Chesterton riverbera nei suoi libri il proprio appagamento terreno e spirituale esattamente come i lampioni di Londra accendono circoli d'oro sul selciato risuonante dei passi di lattai e vicari anglicani, ubriachi e uomini d'affari, vagabondi e venerandi studiosi, zitelle e investigatori, in ognuno dei quali può celarsi un criminale. Tutti costoro sono «l'uomo» che lo incuriosisce con la sua complessità di bene e di male. Si può dire che Chesterton stia a Londra come un guanto a una mano: sembrano non poter esistere l'uno senza l'altra. È l'impressione che si ricava leggendo le paradossali avventure di un gruppetto di londinesi di mezza età narrate nel volume «Il club dei mestieri stravaganti»: apparenti «detective stories» in cui sinistri indizi e loschi personaggi si rivelano sempre, alla fine, inconsistenti come bolle di sapone, meritevoli non di interventi della polizia, ma solo di una risata. I tre o quattro gentiluomini che affrontano ogni caso con sprezzo del pericolo sono guidati da Basil Grant, giudice in pensione dalla grande saggezza. m. p. f.
Il club dei mestieri stravaganti
G. K. Chesterton
Guanda, 156 pagine
15 euro
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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