Garda

Nel Garda tartarughe «aliene»

A Sirmione l'incontro ravvicinato nel canneto di San Vito. Dal '71 conchiglie e gamberetti minacciano la biodiversità del bacino
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In principio fu la «Dreissena polymorpha», una conchiglietta bivalve che nel 1971 colonizzò vaste aree del lago di Garda. Poi, nel corso degli ultimi quarant'anni, è stato un susseguirsi di molte altre specie definite dagli esperti «aliene», ossia diverse, estranee alle specie che popolano le acque del Benaco.
L'ultima scoperta risale a venerdì, quando due guardie zoofile volontarie hanno individuato nelle acque di Sirmione due tartarughe di dimensioni ragguardevoli, che - evidentemente - si sono ben ambientate tra le onde sirmionesi. Di altre segnalazioni simili, perlomeno nella zona bresciana del Garda, non c'è traccia.


«Ne avevamo avvistata una nelle acque di Porto Castello, ma l'incontro ravvicinato è avvenuto soltanto venerdì - spiega Claudio Francioso, guardia zoofila volontaria del gruppo Motoscafisti Sirmionesi -. Eravamo impegnati nei lavori di pulizia invernale del canneto di San Vito, a Colombare, quando abbiamo notato due tartarughe. Si muovevano tranquille in acqua. Avvicinarle non è stato difficile. Le tartarughe - prosegue Francioso - hanno un diametro di circa 35-40 centimetri e pesano quasi 4 chili. Una l'abbiamo trasferita delicatamente sul pontile per poterla fotografare».


La scoperta della presenza di specie «aliene» nelle acque del Garda è un capitolo significativo nell'evoluzione del bacino, anche perché proprio queste specie sono considerate la principale minaccia alla biodiversità lacustre.
Secondo gli studi scientifici presentati a un convegno che si svolse a Torri del Garda (in provincia di Verona) nel 2009, le «comparse» di forme di vita aliene nel Benaco sono state documentate a partire dal 1971.
Quell'anno, infatti, venne accertata la presenza della «Dreissena polymorpha», la conchiglietta bivalve che, ben presto, costellò i fondali del lago.
In pochi anni a Moniga la concentrazione per metro quadro aumentò vertiginosamente. All'epoca si ipotizzò che la «Dreissena» fosse arrivata nel Garda attraverso la chiglia di qualche motoscafo. Agli inizi del 2000 fu poi la volta del «Dikerogrammarus villosus», definito «gamberetto killer», e del «Gambero americano», individuato a Peschiera nel 2003. Nello stesso periodo fu localizzata fra Manerba e Peschiera la «Corbicula fulminea», altro mollusco bivalve. Ora è toccato alle tartarughe.
«Non sappiamo quale sia la denominazione scientifica degli esemplari che abbiamo fotografato - concludono le guardie ecologiche volontarie -. Bisogna anche capire come siano arrivate nel Garda e se siano in grado di riprodursi».

Ennio Moruzzi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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