Il Bigio va oltre Manica e approda al Guardian

Lizzy Davies ricostruisce il dibattito sulla statua bresciana e cita la «normalizzazione del fascismo» dal '94.
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Santa Giulia, la ricetta del pirlo, il metrò. Saranno anche simboli da esportare, ma nell'ultima settimana Brescia ha attirato i media per le sue spine, più che per le sue virtù. Dopo Presadiretta su Caffaro e pcb, ora è il quotidiano inglese The Guardian a scrivere della città puntando sul discusso ritorno dell'«Era fascista». Intesa come statua. Comunemente, Bigio.

Lizzy Davies ricostruisce il dibattito sul tema in un articolo uscito venerdì, subito dopo l'archiviazione in Loggia della petizione con cui Anpi e Fiamme verdi chiedevano di non ricollocare la statua in piazza Vittoria. La corrispondente da Roma cita la posizione contraria dell'Associazione nazionale partigiani con le parole del presidente provinciale Giulio Ghidotti: «Non accettiamo di rivedere di nuovo la statua dove si trovava perché porta con sé tutti i ricordi del regime fascista e l'oppressione di cui il Paese ha sofferto». A lui si aggiunge lo storico della Shoa Marcello Pezzetti: «Mi sembra normale che i simboli che offrono una visione positiva di quanto accadde durante il fascismo vengano combattuti in maniera civile».

Tra i promotori, è l'assessore ai Lavori pubblici Mario Labolani a respingere le proteste, parlando di un'operazione che vuole riportare la piazza al suo aspetto originale: «Non vi è alcuna posizione ideologica in materia; è stato inventato tutto per ragioni elettorali». Con lui anche il sindaco Adriano Paroli, secondo il quale la statua, scrive la giornalista, «è una valida parte di un'eredità che può essere apprezzata, al di là dei suoi connotati politici, per i suoi meriti artistici e culturali».

Diatribe a parte, l'aspetto interessante dell'articolo è che usa il Bigio per parlare del rapporto irrisolto tra l'Italia e il suo passato mussoliniano. John Dickie, professore di studi italiani allo University College di Londra, spiega che dopo il 1945 un'epurazione come quella avvenuta in Germania non fu possibile per il ruolo dell'Italia nella Guerra fredda. Per Lizzy Davies, inoltre, Berlusconi «iniziò a ripulire l'immagine fascista» portando al governo «gli ex fascisti del Movimento sociale italiano». Non solo, James Walston, dell'Università americana di Roma, sostiene che «negli ultimi 20 anni il fascismo è stato in larga parte riabilitato» con i governi di centrodestra che lo hanno «normalizzato in un modo che non sarebbe stato possibile prima del 1994».

Vengono in mente le bandiere della X Mas e della Rsi viste pochi giorni fa a Roma durante la manifestazione organizzata da Alemanno per i marò, mentre l'articolo di Lizzy Davies cita tra gli episodi controversi il memoriale di Graziani inaugurato l'anno scorso ad Affile. Pur riconoscendo che la lite sul Bigio è «meno netta» di quella su Graziani, Davies considera Brescia un esempio «delle divisioni presenti in Italia verso il regime di Mussolini e i suoi simboli». La statua è attesa a giorni in piazza per l'ultima parte del restauro. La bocciatura della petizione, per quanto definitiva, difficilmente impedirà nuove proteste.
Emanuele Galesi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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