Giacomo Corvini fu una vittima di piazza Loggia
Nella rubrica Lettere al direttore sono rimasta molto colpita dalla lettera del signor Sergio Castelletti e penso di essere la persona più appropriata a rispondergli in quanto sono Elisabetta, la figlia del dott. Giacomo Corvini, ferita gravemente insieme a lui e a mia madre in piazza della Loggia.
Nella lista che fu stilata relativamente alla gravità dei feriti mio padre ed io eravamo ai primi due posti. Io compii i miei venti anni in ospedale. Mio padre vi giunse quasi dissanguato, una scheggia gli aveva reciso l'arteria femorale. Nei due anni seguenti, morì nel 1976 per una emorragia interna all'età di 66 anni, subì svariati interventi per la rimozione delle schegge e delle monete del suo portamonete a tacco che con l'esplosione gli avevano invaso e dilaniato l'addome. Una scheggia gli aveva tranciato di netto un tallone cosa che gli creò gravi problemi di deambulazione. Quando morì lasciò quatto figli di cui una sedicenne. Non sto qui a dirvi come cambiò la nostra vita ma parve non interessare a nessuno.
A fronte della nostra gravissima perdita non ci è mai stato riconosciuto alcun tipo di risarcimento ma neppure per le gravi invalidità riportate da mio padre. Riguardo queste ultime ci fu risposto che spettava a lui farne domanda ma poiché la legge che prevedeva il risarcimento era successiva alla sua morte, nulla ci era dovuto.
Nonostante il suo medico fosse decisamente convinto che la sua prematura morte fosse iniziata in piazza Loggia, non fu mai dichiarato Vittima. Sono trascorsi trentasei anni dalla strage ma né io né mia madre abbiamo mai ricevuto un invito a nessun tipo di commemorazione come se i nostri nomi non esistessero nelle liste di chi c'era quella tragica mattina.
Qualche anno fa poiché ero stanca di vedere pubblicata la drammatica foto di mio padre che si sta dissanguando come quella di uno sconosciuto momentaneamente coinvolto, scrissi all'allora Sindaco Corsini che scrisse una lettera alla vostra rubrica in cui si dava un nome allo sconosciuto e lo si annoverava almeno tra i feriti. Quella lettera resta l'unico riconoscimento concesso alla memoria di mio padre. Io credo che quasi 40 anni di crudele indifferenza siano dovuti al fatto che eravamo dei semplici passanti e andammo passeggiando incontro alla bomba senza tessere né bandiere, viceversa qualcuno ci sarebbe stato con noi in quei due anni infami e giustamente Giacomo Corvini sarebbe stato la nona vittima. Nel mio cuore è vittima due volte. Ringrazio caramente il signor Castelletti per averlo ricordato.
Elisabetta Corvini
Brescia
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