Piazza Loggia, cos’ha detto il generale Giraudo su Roberto Zorzi

Sul banco dei testimoni del processo al veronese accusato dell’esecuzione della strage si è seduto il generale del Ros dei Carabinieri Giraudo: «Il fascicolo di Zorzi non fu mai trovato, caso più unico che raro»
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Strage di piazza Loggia: parla Giraudo
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Il processo a Roberto Zorzi, il maggiorenne della coppia di neofascisti veronesi accusati della fase esecutiva della Strage di piazza della Loggia, è entrato nel vivo. Dopo tre udienze scandite dalle questioni e dalle eccezioni preliminari e una quarta saltata per una sua indisponibilità, sul banco dei testimoni ieri si è seduto il primo teste dell’accusa: il generale del Ros dei Carabinieri Massimo Giraudo, investigatore che per tutta la carriera ha cercato di dissotterrare le trame eversive che hanno segnato il Paese tra la fine degli anni ’60 e quella degli anni ’80.

La testimonianza di Giraudo

Il generale Massimo Giraudo in aula - © www.giornaledibrescia.it
Il generale Massimo Giraudo in aula - © www.giornaledibrescia.it

Già sentito nell’ambito del processo che si sta celebrando davanti al tribunale dei minori a carico del presunto complice minorenne di Zorzi, Giraudo ha dapprima inquadrato il fenomeno neofascista, partendo dal secondo dopoguerra, in particolare da Ordine Nuovo.

Ha illustrato le sue basi ideologiche, si è addentrato nelle sue sigle, ha spiegato i provvedimenti adottati dallo Stato per metterlo fuorigioco e riferito della sua capacità di rinascere sotto altre e molteplici sigle. Per spiegarne il suo ruolo, anche nell’ambito della guerra di contrapposizione tra il patto Atlantico e quello di Varsavia, il gen. Giraudo si è rifatto alle parole dette al giudice istruttore Carlo Mastelloni nell’ambito dell’inchiesta Argo 16 dal generale di corpo d’armata Vittorio Emanuele Borsi di Parma.

«Quando ero capo di Stato Maggiore della III Armata con sede a Padova, tra il 1961 e il 1965, sapevamo – disse Borsi di Parma – dell’esistenza di una organizzazione paramilitare di estrema destra, probabilmente chiamata "Ordine Nuovo", sorretta dai servizi di sicurezza della Nato e che aveva compiti di guerriglia e di informazione in caso di invasione. Si trattava di una organizzazione tipicamente americana munita di armamento e attrezzature radio. Ritengo che ad Ordine Nuovo l’addestramento fosse fatto dagli americani e credo che essa dipendesse dal comando Ftase di Verona». Lo stesso comando Ftase, con sede a palazzo Carli, dove Toffaloni e Silvio Ferrari erano di casa.

Su Zorzi

Con riferimento a Roberto Zorzi, il generale Massimo Giraudo ha ricordato come del suo fascicolo personale non sia stata trovata traccia negli archivi della stazione e della tenenza dell’Arma dove dovevano essere.

«All’epoca i carabinieri avevano un fascicolo per ogni persona – ha detto Giraudo – tanto più se invischiato in questioni di natura politica. Che quello di Zorzi, pur avendo prova che fosse stato aperto anni prima della Strage di piazza della Loggia, non sia stato trovato è particolarmente strano».

Per l’accusa, rappresentata in aula dal procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e dal sostituto procuratore Caty Bressanelli, è un’altra prova delle coperture di Stato delle quali Ordine Nuovo ed i suoi uomini hanno goduto.

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