Psicologo a scuola: perché gli studenti bussano allo sportello
«La figura dello psicologo sta diventato parte fondamentale del personale scolastico e questo servizio rappresenta per gli studenti non solo un aiuto momentaneo, ma uno strumento valido per superare le difficoltà e ricevere una spinta nella crescita».
Esprime soddisfazione l’assessore alla Scuola Roberta Morelli, che, dopo l’attivazione in primavera del progetto «Psicologo a scuola, spazio di ascolto psicologico» nelle scuole secondarie di primo grado, analizza i risultati ottenuti in questi mesi.
L’iniziativa, finanziata dal Comune per 32mila euro e gestita dal servizio di formazione e consulenza psicopedagogica della cooperativa «Fraternità creativa», è stata fortemente voluta dai dirigenti scolastici e dagli insegnanti, confermando l’impegno complessivo anche per il prossimo anno scolastico, con oltre 1.200 ore garantite di sportello per il supporto del benessere studentesco.
«Uno sportello d’ascolto - racconta il responsabile del servizio Stefano Chiari- che per i venti istituti cittadini si prefigge l’obiettivo di accogliere e ascoltare le reali preoccupazioni dei giovani. Non si trattano solo grosse criticità, anzi. Fortunatamente rari sono i casi in cui lo psicologo decide di intervenire insieme alla famiglia. I ragazzi si confrontano maggiormente per problemi di autostima, amicizia con i compagni di classe e qualche disagio in famiglia, trovando nella nuova figura scolastica un punto d’appoggio, consiglio e crescita senza giudizio».
Effettivamente, i dati dei primi mesi sono positivi, sia per le adesioni che per le tipologie di casistica. Per aprile, maggio e giugno a fronte di un totale complessivo di 5mila studenti delle medie, 349 sono stati i ragazzi che si sono recati agli incontri settimanali organizzati dalle psicologhe. Le dimensioni relazionali, familiari e di apprendimento scolastico sono state le più analizzate facendo emergere, fra le maggiori complessità: difficoltà di relazione con i compagni, un metodo di studio poco preciso, un sentimento di ansia legato alla crescita e al cambio di scuola fino ai conflitti familiari, spesso dovuti alla separazione dei genitori.
«Molto spesso - spiega Alessandra Mattanza, insegnante di riferimento per l’istituto "Romanino"- siamo noi insegnanti a suggerire gli incontri. Con una forte percentuale di ragazzi stranieri, lo sportello assume la funzione di ponte fra la scuola e la famiglia, laddove c’è poca comunicazione fin dal principio. Molto spesso, soprattutto ai ragazzi di prima, serve solo una piccola spinta per procedere nel percorso scolastico, un piccolo aiuto a non sentirsi inferiori».
Ad emergere è la quasi assenza di casi di bullismo e cyberbullismo «a testimonianza di come gli incontri nelle scuole, coordinati con gli sportelli per genitori e insegnanti, stiano migliorando il percorso individuale di ogni singolo studente» conclude l’assessore Morelli.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato