La pericolosa «svalutazione» del corpo

I giovani si trovano in confusione e devono scegliere, senza sufficienti strumenti, in una logica del «vai bene solo se»
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Viviamo un momento storico che troppo spesso «svaluta» il corpo e la corporeità, la banalizza, la strumentalizza utilizzandola come merce di scambio; troppo spesso il corpo «giovane» viene sfruttato dal mondo adulto come modello ideale a cui tendere. In questo senso i giovani si trovano a vivere dentro una confusione e devono scegliere, senza sufficienti strumenti, in una logica del «vai bene solo se»

Il Calabrone è presente quotidianamente nelle scuole e nei luoghi informali di Brescia e provincia. In questo lavoro, e all’interno del Centro specialistico La Fenice, incontriamo spesso giovani che sottovalutano il rapporto con il proprio corpo e lo espongono a situazioni che possono mettere a rischio un sano processo evolutivo.

Parafrasando Protagora l’uomo è misura delle relazione con se stesso, con il proprio corpo, con i propri pensieri ed emozioni, con gli altri e il mondo che lo circonda. In questo senso l’uomo esiste attraverso la dimensione relazionale che lo mette in contatto con se stesso e il mondo. Il corpo è la prima parte di noi che offriamo agli altri nell’incontro e diviene fondamentale rimettere al centro la dimensione corporea come ricchezza e come elemento imprescindibile nel processo evolutivo dell’adolescente. Ridiamo spazio e parola alle emozioni dei giovani, ai loro desideri: costruiamo contesti in cui questi possano esprimersi e assumere valore.

Per comporre la propria identità è necessario coniugare la dimensione reale, virtuale e ideale di sé. I nuovi strumenti multimediali offrono grandi opportunità, ma al tempo stesso espongono a grossi rischi. L’adulto non può avere un ruolo secondario: deve essere in grado di accompagnare, stare accanto e dare significato.

È un lavoro educativo che si traduce nel sapere essere «profeta»: offrire al giovane la possibilità di realizzazione futura come adulto. Diviene fondamentale pertanto che prima ancora del giovane sia l’adulto ad educarsi nel rapporto con i «nuovi» strumenti di comunicazione. È un compito complesso che richiede il supporto di una comunità educante. I giovani hanno bisogno di potersi fidare di adulti positivi capaci di sostenerli anche nei passaggi più delicati del loro crescere. Predisponiamoci ad essere accoglienti verso i giovani sapendoli ascoltare, riuscendo a comprendere le loro sofferenze, potendo poi cogliere i loro bisogni e desideri.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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