La dolce illusione di vivere in eterno

Una nuova riflessione di Augusta Amolini sul tempo, le persone, i beni terreni e l'amore
Biancheria ricamata - Foto  © www.giornaledibrescia.it
Biancheria ricamata - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Daniela ha ereditato le suppellettili appartenute alla zia professoressa la quale, non essendosi mai sposata, ripeteva a tutti che i suoi figli erano stati i suoi studenti.

Gli oggetti sono tanti, alcuni preziosi, perfettamente mantenuti dalla cura con la quale sono sempre stati maneggiati. Tutto è in ordine, pulito e diligentemente sistemato dentro armadi e cassettoni. La biancheria ricamata è stata riposta in sacchetti di cellophane, le lenzuola di lino e le tovaglie di fiandra preservate per qualcuno che oggi considera quelle federe noiose da stirare, troppo classiche per il suo gusto più affine a quelle in vendita da «Zara home».

È difficile disfarsi della vita degli altri, eliminando oggetti che sembrano essere stati accumulati nell’umana illusione di poter «vivere in eterno». Il servizio di piatti in bone China, le tazze inglesi, i bicchieri di cristallo possono ancora trovare collocazione in cantina, i libri probabilmente li ritirerà l’edicolante.

Per evitare il pagamento dell’affitto, ha deciso di liberare in fretta l’appartamento, pertanto ha invitato le sue amiche a prendere tutto quanto riusciranno a portare via. Così passano di mano borsette originali vintage, avvolte meticolosamente dentro sacchetti di morbido panno, lampade e quadri, ventole dorate dell’Ottocento e una raccolta di cartoline raffiguranti mongolfiere, legate con un nastro verde ad un manoscritto di Gabriele D’Annunzio.

In quella «caccia al tesoro» si stempera la vita di una donna diventata un’ombra, insieme ai suoi affetti che un tempo avevano forma e colore. Dentro una casa che viene sgomberata si frantumano i ricordi e si materializza la provvisorietà della vita. Il senso che tutto ha un’origine è affermato in modo tangibile attraverso l’immagine della sua fine. Lo smontaggio degli arredi riproduce lo sfilacciamento della trama familiare; per questo molti anziani consapevoli si spogliano della «roba» alla quale avevano maggiormente tenuto, donandola a coloro che sperano sappiano apprezzare e custodire.

Tutto quanto viene accumulato nel corso di ogni vita rappresenta solo la nuda proprietà di beni presi a prestito che devono essere inevitabilmente riconsegnati. Non so se gli oggetti conservano traccia della memoria di quanti li hanno posseduti. Mi piace pensare che un po’ della loro anima continui a vivere al loro interno e possa essere il tramite sentimentale che attraversa l’universo, dove l’unica pittura resistente al tempo è quella impastata con l’amore dato e ricevuto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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