Adolescenti: per le statistiche bevitori «invisibili»
A chiedere aiuto si arriva dopo anni, soprattutto intorno ai quaranta. Prima è difficile rendersi conto di avere un problema con l’alcol al punto di rivolgersi a un servizio per le dipendenze.
Gli adolescenti, poi, non immaginano che la sbronza del sabato sera in compagnia possa essere un rischio. Così sono pressoché assenti da statistiche come il Report dell’Osservatorio dipendenze dell’Ats di Brescia, secondo il quale nel 2015 su 1.918 persone che hanno ricevuto prestazioni da Noa (pubblici) e Smi (privati accreditati) per problemi derivanti dal consumo di alcol, soltanto una (un ragazzo) ha un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, mentre quattro (due maschi e due femmine) hanno tra i 18 e i 19 anni.
Il numero aumenta nella fascia d’età 20-24 anni, con 46 maschi e dieci femmine, e ancora tra i 25 e i 29, con cento maschi e 13 femmine; tra i 30 e i 34, rispettivamente con 143 e 32; e tra i 35 e i 39, con 173 e 39, fino al picco della fascia 40-44, con 261 uomini e 53 donne. Eppure i giovani bevono. Una conferma viene dallo stesso report dell’Ats di Brescia, nella parte sull’utenza inviata dalla Commissione Medico Locale Patenti, in tutto 1.593 persone; quasi la metà, infatti, ha un’età compresa tra i 20 e i 39 anni (47,1%).
A livello nazionale, preoccupa il fatto, rilevato sempre nel 2015 dall’Istituto superiore di sanità, che la prima causa di mortalità fino ai 29 anni sia proprio l’alcol, all’origine di cadute e incidenti, prevalentemente stradali, oltre che di omicidi e suicidi, mentre il 17% circa di persone che arrivano al pronto soccorso per intossicazione alcolica ha meno di 14 anni.
Un fenomeno particolarmente allarmante (seppur in frenata, secondo uno studio promosso dall’Osservatorio permanente Giovani e alcol e svolto dall’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr) è quello dei «binge drinker». Si tratta di tre milioni di italiani che si ubriacano occasionalmente ma fino a stordirsi; tra loro la maggior parte ha un’età inferiore a 25 anni, soprattutto compresa tra i 18 e i 24.
In generale, da questa ricerca e da altre risulta una riduzione del consumo di bevande alcoliche tra i giovani, ma mentre cala quello di vino e birra tra i 15 e i 34 anni, aumenta quello di aperitivi e superalcolici tra i 18 e i 34. Un aspetto, quest’ultimo, evidenziato anche nel Manuale di alcologia pubblicato alla fine dell’anno scorso dall’Ats di Brescia, laddove si riferisce che il consumo di alcol da parte dei giovani si sta spostando da un modello di tipo «mediterraneo» a uno «anglosassone»: bevute fuori pasto, binge drinking, assunzione di alcol e droghe insieme.
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