13 luglio 1944, la strage dal cielo

Duecento i morti e centinaia le abitazioni distrutte nel bombardamento di Brescia, ora al centro di un nuovo studio.
13 luglio 1944, la strage dal cielo
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Duecento morti. Il bombardamento più cruento della storia di Brescia avvenne il 13 luglio 1944. Centinaia le abitazioni distrutte o danneggiate. Venne colpito il centro della città, la zona industriale, la stazione ferroviaria. Dalle 1,49 alle 1,59, con un primo raid notturno, vennero sganciate decine di bombe. Furono raggiunti i principali stabilimenti impegnati nelle produzioni di armamenti: Breda, Togni e Tempini. Alle 11 della mattina successiva nuovo attacco con cinque formazioni di aerei che scatenarono il loro potenziale sull'area compresa tra il Castello e la Ferrovia. Le bombe lesionarono anche il cimitero Vantiniano, la cupola del Duomo e la biblioteca Queriniana che perse migliaia di volumi.

Ultimamente un numero sempre maggiore di studiosi in Italia e in Europa dedica attenzione al tema dei bombardamenti. Non più solo storia militare, ma anche e soprattutto sociale per capire meglio l'impatto che ebbero queste terribili esperienze sulla popolazione. E oggi la nuova storiografia europea in tema di «guerra di bombe» parla anche un pò bresciano. È infatti della nostra città Claudia Baldoli, docente di storia nell'Università di New Castle in Inghilterra, dopo un dottorato alla London School of Economics. La professoressa Baldoli ha curato negli ultimi anni numerosi volumi e ha fatto parte di un gruppo internazionale «Bombing States and Peoples, 1940-1945», che ha coinvolto ricercatori in Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia.

Come si inquadra il micidiale bombardamento di Brescia in questa terribile tragedia europea? «L’attacco del 13 luglio fu tanto impreciso, quanto carente la difesa. Per Brescia - spiega Baldoli - questa incursione rappresentò l'arrivo della guerra nel suo aspetto più drammatico. Fino allora, la guerra era certo percepita e vissuta con ansia, ma non aveva ancora colpito la città portando così tanti morti e rovine. Nei ricordi dei bresciani, la prima incursione violenta rappresenta una cesura; i monumenti cittadini distrutti, l'immagine del Duomo con la cupola in fiamme, rappresentano come il cuore della città sia stato profondamente ferito».

Sulle incursioni aeree bresciane si è scritto, ma ci sono ancora piste di ricerca da esplorare...«Si dovrebbero approfondire - sottolinea - soprattutto due aspetti fondamentali: le ragioni precise degli Alleati per le incursioni sulla città e sui paesi della provincia; e come la città fu preparata a rispondere ai bombardamenti dagli anni Trenta in poi. Le incursioni continuarono fino alla fine della guerra, sul Lago di Garda, nella Bassa, in Val Trompia. Si tratta di una città e di una provincia che si trovano al centro della Repubblica Sociale, per cui l'esperienza dei bombardamenti non può essere vista senza considerare i rapporti della popolazione con il regime, con l'occupante-alleato nazista, con la Resistenza».
Paola Pasini
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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